Il Sannio regione storica dell’Italia meridionale, non ha avuto mai limiti ben definiti , neppure in epoca moderna. Corrispondeva originariamente al territorio abitato dai Sanniti, che oggi si estende su gran parte del Molise e sulle aree limitrofe dell’Abruzzo e della Campania. I confini possono intendersi approssimativamente segnati a nord dal fiume Sangro, a ovest dalla pianura campana, a sud dall’Ofanto e a est dal territorio frentano, regione quindi quasi tutta montuosa che si sviluppa intorno al massiccio del Matese. E’ una regione ricca di opere che tracciano la storia ma anche di paesaggi incantevoli e tradizioni antiche, che andremo a scoprire
Il borgo medievale di Montesarchio, sorge nel cuore della valle Caudina ed ai piedi del massiccio del Taburno, uno dei comuni più importanti della intera provincia di Benevento. Alcuni ritrovamenti archeologici attestano la presenza di insediamenti umani sin dalla preistoria. Il paese è diviso in due nuclei urbani: il più antico è dominato dal Castello medioevale ed è costituito da due borgate, Latovetere di origini longobarde e Latonuovo di origini normanne. Il nucleo più moderno, invece, si estende lungo la Via Appia che mette in comunicazione la provincia di Benevento con quella di Caserta. Nel V secolo a.C. giungono nella Valle Caudina le prime popolazioni sannite che danno origine ad un ricco insediamento che intraprenderà poi rapporti commerciali, attraverso la Via Appia, strada di collegamento tra Roma e Benevento, con le città campane sia dell’interno che della fascia costiera. Qui nasce la antica città di Caudium, fortificata poi dai Romani a guardia della Via Appia. Le prime notizie storiche documentali di Montesarchio risalgono al XII secolo quando era proprietà del normanno Umfredo; poi gli Svevi ne fecero dono a Giacomo d’Aquino per passare fino alla metà del XV secolo alla casata dei Della Leonessa. Per volontà di re Ferdinando II di Borbone il Castello e la Torre diventarono una delle più dure prigioni del Regno di Napoli in cui furono rinchiusi i patrioti Carlo Poerio, Nicola Prisco e Michele Pironti. Oggi il Castello è sede del Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino. Oltre al Castello medioevale ed alla Torre aragonese, è da vedere la chiesa dell’Annunziata (XVII - XVIII sec.), realizzata a partire dal 1613 per volere del principe Giovanni D’Avalos d’Aragona.
Alle spese della sua costruzione partecipò anche il cardinale Orsini, che nel 1694 consacrò la chiesa. Interessante è anche il Convento di S. Francesco, di origini medioevali, che si erige ai piedi del Borgo antico; edificato forse in seguito al passaggio in questa Valle di S. Francesco, fu abbattuto nel XVIII secolo e ricostruito notevolmente ingrandito.
Enogastronomia: La Cupedia, Il torrone di Benevento.
La “Cupedia”, ossia il progenitore del torrone, era conosciuta già al tempo dei Romani; la sua paternità è attribuita addirittura ai Sanniti, come dimostrano alcuni scritti di Tito Livio. Per il poeta latino Marco Valerio Marziale è uno dei cinque prodotti che, nel I secolo, rappresentano Benevento, la città delle cinque C, ossia “Carduus et cepae” (cardone e cipolle), “Celebrata” (cervellate), “Cupedia” (copeta) e “Chordae” (corde). La classica “cupeta” è composta da miele, albume d’uovo, mandorle o nocciole, amalgamati tra loro e cotti a bagnomaria. Il termine "torrone" invece deriverebbe dal latino torreo, verbo che significa "abbrustolire", con riferimento alla tostatura delle nocciole e delle mandorle. Alcune correnti di studiosi attribuiscono al torrone anche origini arabe; a supporto di questa tesi vi sarebbe, fra l'altro, il “De medicinis et cibis semplicibus”, trattato dell'XI secolo scritto da un medico arabo, in cui è citato il “turun”. Gli Arabi portarono questo dolce lungo le coste del Mediterraneo in particolare in Spagna e in Italia. Ma le prime attestazioni certe della versione spagnola del torrone risalgono al XV secolo, quindi quando a Benevento la “copeta” era di casa da almeno un millennio. Il torrone, ossia una “copeta” più raffinata ricoperta da naspro o da grana di zucchero si diffonde nel XVII secolo in tre varietà: il Perfetto amore - ricoperto di cioccolato, limone o caffè; l’Ingranito - arricchito da confetti cannellini - ed il Torrone del Papa - composto da zucchero liquefatto, pinoli e frutta sciroppata. Più tardi, nella metà dell’ottocento, compare il Torrone della Regina, destinato alla golosità di Ferdinando I di Borbone. Il torrone diviene così il dolce più richiesto, tant’è che si assiste, agli inizi del ‘900, ad un incremento della produzione con il sorgere di tante piccole aziende. Nel panorama nazionale ed internazionale, Benevento viene conosciuta per la squisitezza del suo prodotto dolciario e, fra tutti i torroni, si afferma quello allo “Strega” che trae il suo nome dall’omonimo liquore. Nel 1891 nasce a San Marco dei Cavoti una delle varianti più conosciute del torrone, il "croccantino", costituito da zucchero, mandorle e nocciole tritate e ricoperto da cioccolato fondente. Il croccantino deve il suo successo oltre che alla qualità, anche alla pezzatura; infatti ogni torroncino, del peso di circa 15 gr., è incartato singolarmente e, quindi, si presta ad essere gustato facilmente in ogni occasione.
Altilia Sepino, Saepinum - La città romana.
Se sei alla ricerca delle tracce del passato e vuoi perderti nei luoghi della storia antica, ti suggeriamo di visitare Altilia Sepino (Saepinum), la città dissepolta, una testimonianza incredibilmente ben conservata di una città della provincia romana.Nelle rovine dell’area archeologica di Altilia Sepino (per alcuni la piccola Pompei), il visitatore potrà vivere un’esperienza suggestiva a contatto con la storia, in un luogo che conserva ancora oggi tutte le caratteristiche dell’antica struttura urbanistica. La città romana di Saepinum sorge all’incrocio di due importanti strade: il tratturo Pescasseroli-Candela e la strada che collega il Matese alla costa. L’area occupa una superficie di circa 12 ettari a pianta quadrata, circondata da una cinta muraria reticolata. L’accesso all’area archeologica, attraverso le sue meravigliose 4 porte (Porta Boiano, Porta Tammaro, Porta Benevento, Porta Terravecchia), permette di osservare i resti delle antiche torri e della cinta muraria; è possibile passeggiare attraverso il Decumano, ai cui lati sono presenti le botteghe artigiane, le fontane e i bagni termali, oppure vedere la straordinaria basilica, le cui colonne in stile dorico aprono sul foro, antico luogo per le funzioni politico-amministrative. L’area di Altilia è oggi divisa in due siti archeologici: Terravecchia/Saipins, il villaggio fortificato sannita e Saepinum-Altilia, la città romana. Per il controllo delle vie mercantili e per la posizione strategica (l’Apulia a sud, il Sannio Pentro a nord, la costa adriatica molisana ad est e la costa tirrenica campana ad ovest), il villaggio originario sannitico di Saipins fu costruito situato a 950 metri sul livello del mare, sulla montagna retrostante la Saepinum romana (Terravecchia). Quando durante la terza guerra sannitica (293 a.C.,) i romani la espugnarono, il centro originario fu abbandonato e la popolazione si spostò a valle; la città diventò così, al termine della guerra sociale, un centro amministrativo romano. La cinta muraria fu realizzata in seguito dall’imperatore Augusto, mediante incarico ai due figli adottivi Tiberio e Druso, più per il decoro della città che per le reali necessità di difesa.