Il Bosco degli Abeti Soprani, un luogo ammantato di fascino e di mistero ancestrale, dove si ode ancora l’eco delle battute di caccia degli uomini che popolavano queste terre già 200 mila anni fa e l’ululato sinistro del lupo, signore delle foreste. Non stiamo parlando di saghe nordiche, di guerrieri e di battaglie di altre epoche, anche se le atmosfere evocate da questi luoghi incontaminati, come per un oscuro sortilegio, sembrano aver preso forma dalle pagine di Tolkien, ma di uno degli ambienti più affascinanti dell’Alto Molise, Pescopennataro, il “paese degli abeti e della pietra”. Arroccato su uno sperone di roccia a circa 1200 metri di altitudine, su un’inespugnabile fortificazione naturale dalla quale si domina l’intera vallata del Sangro, il delizioso borgo montano sorge al confine tra l’Abruzzo e il Molise, in una sorta di Terra di Mezzo, per restare sui temi Tolkieniani. Il paese è letteralmente immerso in un’estesa area boschiva, quasi inghiottito da foreste di abete bianco tra le più importanti di tutto l’Appennino centro-meridionale. Possenti e rari esemplari di abete bianco, imponenti faggi, sorgenti e rivoli di acqua cristallina, come quelle di Rio Verde, che sgorgano dalle viscere della montagna, distese di pascoli d’alta quota, questo lo straordinario colpo d’occhio offerto da Pescopennataro, una tappa imperdibile per i turisti che sanno apprezzare il patrimonio paesaggistico e naturalistico che solo l’Altissimo Molise, a queste latitudini, riesce ad offrire. Stazione climatica dove praticare escursioni e passeggiate, inerpicandosi sui sentieri segnati che attraversano il Bosco degli Abeti Soprani e conducono fino all’eremo di San Luca, una suggestiva chiesetta costruita a ridosso di una parete rocciosa, in un punto panoramico dal quale si può godere uno scenario grandioso. L’avvicendarsi delle stagioni rende mutevole la tela dipinta dalla Natura: il rigoglioso tripudio di tonalità e sfumature di verde, in primavera e in estate, lascia il posto alle calde tinte autunnali, quando le fantasie cromatiche del bosco riescono ad trasmettere sensazioni difficili da rendere con l’inchiostro, per finire con il bianco candido, abbagliante della neve. Un luogo da visitare in ogni stagione, da godere d’inverno con gli sport invernali, ma anche in estate, con le escursioni e le arrampicate sulle pareti rocciose, in autunno, alla ricerca di funghi e tartufi e in primavera, per assistere al miracolo della Natura che si ripete. Il Paese degli Abeti, ma anche della Pietra, dove gli elementi eterni ed immutabili, le rocce, si mescolano alla finitezza della vita dell’uomo, alla sua cultura, e divengono manufatti, opere d’arte, pezzi unici da materia inerte che prendono vita e forma sotto le mani sapienti dello scalpellino “pescolano”. Un modo forse di dominare la Natura, vivendo però in rispettosa simbiosi con essa, plasmando la roccia, ricavando utensili e strumenti da quello stesso materiale di cui è fatto lo sperone a picco sul Sangro sul quale gli antenati decisero di costruire le prime abitazioni di Pescopennataro.